La frustrazione è un sentimento che mi ha accompagnato spesso nelle tappe della mia vita, avere la sensazione di non poter fare quello che volevo o quella di agire invano senza raggiungere i miei obiettivi nonostante gli sforzi che mettessi.

Non sapevo venisse definita anche come la sindrome di Charkie Brown, l’amico di Mafalda insicuro e sempre giù di morale.

Mai come in questo caso, per me, è importante partire dall’etimologia della parola.

Il termine “frustrazione” deriva dal latino frustratio-onis =delusione, da frustrare, derivato dell’avverbio frusta inutilmente, ed infatti così mi ero sentita per parecchi anni come qualcuno che mi frustrava alle spalle tenendomi in ginocchio ed io piegata non riuscivo ad alzarmi nonostante ci provassi.

Questa è infatti la sensazione che prova chi si sente frustrato completamente impotente di influire sulla sua realtà.

Questa condizione è determinata da un mancato o ostacolato appagamento di un desiderio o un bisogno.

Le cause possono essere molteplici: cause endogene all’individuo che sente dentro di sé due parti in conflitto, esempio le donne che pensano di dover scegliere tra carriera e lavoro e per questo si sentono frustrate e per giunta in colpa.

Oppure vi sono le cause esterne come l’ambiente in cui si cresce, cause familiari quando ad esempio si cresce con genitori che hanno un atteggiamento molto autoritario.

Ed è proprio questo il mio caso, tutti i rifiuti e i no da parte di mia madre e mio padre ( naturalmente si tratta dei “no” non a semplici capricci ma proprio alle aspirazione che un giovane si porta dentro) ad ogni mia richiesta nel voler fare qualcosa mi hanno fatto crescere con la sensazione che ogni cosa che io desiderassi fosse sbagliata e che, quindi, i miei sogni fossero sbagliati e da qui il passaggio a pensare che io fossi sbagliata è stato brevissimo.

Come ci insegnano la psicologia e le neuroscienze queste voci esterne di proibizioni ripetute nel tempo divengono inconsce, diventano parti di noi che iniziano ad avere la nostra di voce e così si arriva al punto che ogni volta che ci viene un’idea subito si fa strada la voce che dice “che fai? Dove vuoi andare?” e così ci si blocca, ci si paralizza sentendosi impotenti ad agire, ed era proprio come mi sentivo io impotente dicendomi che tanto qualsiasi cosa avrei fatto non sarebbe servita a niente, e mi ritrovavo affogata nella frustrazione con questa energia che ti implode dentro.

Proprio questo è il tratto caratteristico della frustrazione: un desiderio, una vocazione che non scoppia, non esplode all’esterno finisce per IMPLODERE all’interno consumandoti lentamente e silenziosamente, questo comporta che è anche più difficile accorgersi di provarla proprio perché non esplode ma si manifesta come una percezione di resistenza interiore.

 

Charlie Brown archetipo della frustrazione.

Insicuro, impopolare, preoccupato solo di piacere agli altri non riuscendoci si sente sconsolato

Charlie Brown è il simbolo per eccellenza della frustrazione, soffre di quella che oggi si chiama normopatia, la fobia di voler essere a tutti i costi come gli altri, accettati per timore di essere rifiutati esclusi, giudicati e stigmatizzati. Incastrato nelle sue stesse paure non fa niente per cambiare.

Non accettare la nostra unicità genera frustrazione.

Dietro questo sentimento, infatti, si cela una profonda e bassa  autostima, l’incapacità di riconoscere i nostri talenti e punti forti, la preziosità della nostra vita per il solo fatto di essere nati.

 

 

Come gestire e superare la frustrazione.

Come per tutte le emozioni anche per la frustrazione vale il discorso che non esiste un’ emozione giusta o sbagliata ma una maniera più funzionale o meno di gestirla e trasformarla a proprio vantaggio.

La frustrazione può paralizzarci o può spingerci ad ascoltarla e capire cosa va cambiato nella situazione che stiamo vivendo.

Questo dipendo molto anche dalla diversa personalità di ognuno di noi, dal saper o meno accogliere periodi difficili, dalla visone del mondo che abbiamo, tanto più la nostra visone del mondo è rigida e negativa tanto più facile sarà incontrare ostacoli e sentirsi frustrati.

Cosa fare?

 

Primo passo; Prendere consapevolezza

poiché la frustrazione implica una forma di resistenza verso la realtà che si sta vivendo, accogliere la realtà così come è, è il primo passo da compiere.

Sappiamo che rifiutare qualcosa che si sta provando non fa altro che aumentarne la potenza.

Accogliere non significa rassegnarsi ma significa fare il punto della situazione accettare dove si è, cosa si sta provando per  capire dove si vuole andare.

 

 

– Disidentificarsi da tutti i pensieri che ci assalgono: “non sono buon* a nulla”, “capitano tutte a me”, “sono un* fallit*”

Capire che quei pensieri e quelle emozioni non determinano ciò che noi siamo ma sono nuvole passeggere che perturbano la nostra mente.

Nella mia esperienza, grazie anche all’aiuto di tanti maestri, ho imparato che il problema dei pensieri è che noi li diamo per veri senza mai metterli in discussione. Il solo fatto di sentirli nella nostra mente ci fa credere che sia la nostra voce a parlare mentre invece si tratta della voce della società, della famiglia, delle nostre aspettative, del giudice interiore che ci portiamo dentro e che ci paragona continuamente agli altri. Fare nostro questo insegnamento alleggerisce di parecchio il carico emotivo.

 

 

– Respirazione consapevole.

La respirazione resta sempre lo strumento per eccellenza per superare tutte le emozioni forti come frustrazione, stress, rabbia.

Respirare consapevolmente ci permette di riancorarci al presente senza perderci nelle elucubrazioni mentali.

Chiudi gli occhi e porta attenzione all’aria che entra dalle narici e si espande nel tuo corpo come luce e freschezza e espirando immagina che tutte le pesantezze, le tossine accumulate escano e si disperdano nell’aria. E continuando a inspirare ed espirare porta la tua attenzione prima di tutto ai tuoi piedi che ti ancorano alla terra e mano mano sali attraverso le gambe, i genitali, la pancia, i polmoni, il cuore, il viso la testa e infine la fontanella.

Ascolta tutto il tuo corpo, ascolta dove ci sono tensioni e permettiti di lasciarle andare.

 

 

– Usa l’immaginazione

guarda la situazione da tante angolazioni diverse, questo mette la tua mente nella condizione di poter elaborare soluzioni.

Magari prendi carta e penna e sfogati scrivi tutto quello che pensi al riguardo.

Scrivi i contro ma anche i pro. La tendenza di tutti noi è di soffermarci solo sui problemi e quello che non va anziché elaborare soluzioni creative. Scrivere ti aiuterà a spostare l’attenzione dal problema all’alternativa.

 

Chiediti cosa vorresti che fosse diverso, cosa vorresti cambiare

 

per fare questo hai bisogno di concentrarti solo su tutto ciò che è sotto il tuo potere e il tuo diretto controllo come i tuoi pensieri, le tue reazioni e le tue azioni.

Se ad esempio senti frustrazione per una relazione che non va come vuoi non puoi pensare ti elaborare soluzioni che implichino azioni del tuo partner sulle quali non hai controllo come ad esempio “se lui/lei  fosse più affettuos*, attento, se facesse questo e quello” sarebbe come combattere con i mulini al vento. Quello che puoi fare è esporre le tue difficoltà al tuo partner, capire cosa non ti sta bene della relazione o cosa vorresti da una relazione e da lì valutare se è il caso o meno di continuare.

 

– Coltiva la Speranza

può sembrare una banalità ma non lo è. Speranza non significa stare con le mani in mano attendendo dal cielo che qualcosa si realizzi, né si limita ad offrire briciole di consolazione in una situazione di dolore.

Essa è la convinzione di avere sia la volontà che i mezzi per raggiungere i propri obiettivi qualsiasi essi siano,

Goleman nel suo libro “intelligenza emotiva” inserisce anche la speranza tra le intelligenze affermando che “sperare significa non cedere ad un’ansia tale da sopraffarci, non assumere atteggiamenti disfattisti, non arrendersi alla frustrazione depressione di fronte a imprese difficili o all’insuccesso”

Essere inclini alla speranza significa nutrire forti aspettative che, in generale, gli eventi della vita volgeranno al meglio nonostante i fallimenti e le frustrazioni.

Le persone che sperano sanno automotivarsi, sanno rassicurarsi nei momenti difficili e soprattutto sono più inclini a raggiungere gli obiettivi che si prefiggono.

 

– Agisci

il termine frustr-azione contiene la stessa soluzione: AGISCI

Quando sperimentiamo uno stato di frustrazione sembra che non ci sia via d’uscita e le scelte a tua disposizione siano limitate.

Le persone più inclini a provare frustrazione sono quelle che pensano di non avere il potere di agire sulla propria vita e le circostanze che si presentano ma che tutto dipenda dall’esterno dagli eventi, dalla fortuna o sfortuna che sia, ma come ogni emozione la frustrazione ha un messaggio positivo viene a dirti proprio che TU HAI POTERE SULLA TUA VITA, che puoi cambiarla, viene a dirti di scrollarti di dosso ogni lamentela e agire.

 

Se ti fermi e ti poni le domande giuste scoprirai che dietro un ostacolo c’è sempre un’opportunità.

Chiediti

Chiediti cosa c’è di buono per me in questa situazione?

Cosa posso fare nello specifico per migliorare questa situazione?

Quale primo e piccolo passo posso compiere?

E una volta trovata la risposta AGISCI SUBITO e metti in pratica.

 

Il cambiamento, in quanto costante della vita, va agito quotidianamente per sempre.

 

Mi piacerebbe sapere la tua esperienza rispetto alla frustrazione:

Ti sei mai sentit* frustrat*

Cosa succede dentro di te quando nonostante tutti gli sforzi che impieghi il divario tra ciò che desideri e ciò che ottieni c’è sempre un divario?

La frustrazione ti paralizza o ti stimola ad agire ancora con più convinzione?

Se ti è piaciuto l’articolo metti un mi pace o condividilo se ti va magari può essere di aiuto ad altri.

Grazie

 

 

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